La morte può assumere diversi significati, può essere un’attesa, una lotta, una speranza di sollievo al dolore, un passaggio a una vita migliore ma anche un’ingiustizia, un’assurdità, un castigo sia per chi vi si avvicina sia per chi perde un proprio caro.
L’elaborazione del lutto può essere definita come quel particolare processo mentale che conduce a un consapevole rassegnarsi alla perdita patita. Se il processo di rielaborazione rimane incompiuto, resta viva (a livello conscio o inconscio) la sensazione di perdita insanabile, che può condurre a stati di grave depressione cronica, di disturbi post- traumatici da stress o a malattie psicosomatiche.
Certe volte per alcuni lutti si tende a minimizzare e a volte non sono pienamente riconosciuti dalla società come per esempio nel caso degli aborti. Altri lutti vengono vissuti con vergogna sociale come per esempio nel caso del suicidio o dell’AIDS. Il suicidio, ai nostri giorni, è una delle dieci principali cause di decesso nelle società industrializzate, ma resta un tabù e le famiglie spesso convivono con la vergogna e con il senso di colpa, spesso ponendosi domande sulla causa e a volte camuffando la perdita come una morte accidentale o come una malattia. Tutto ciò rende più difficile l’elaborazione di questi lutti.
Da un punto di vista generale il processo di elaborazione del lutto prevede:
Questi possono variare da persona a persona e dal tipo di perdita subita. Non basta il passare del tempo per rimarginare le ferite dell’anima ma bisogna utilizzarlo in modo funzionale
La morte, come altre importanti esperienze di vita, ha bisogno di rituali per non rimanere incompleta. Rituali come i riti delle esequie, i necrologi, il vedere il cadavere, le veglie funebri, le messe di anniversario, le espressioni di condoglianze da parte di amici e conoscenti diventano forme d’aiuto nell’elaborazione del lutto; ma anche rituali come scelte di fine vita o cose da non lasciare incompiute nel caso in cui il lutto da elaborare riguarda la propria persona.
Il superamento di una perdita è legato a una serie di compiti da completare che comprendono l’accettazione della perdita, l’espressione dei sentimenti, il graduale superamento di reazioni che bloccano la crescita, l’adattamento a una vita cambiata e il coinvolgimento in nuove relazioni o in lavori e progetti che riportino alla vita.
L’elaborazione del lutto può riguardare le persone che ricevono una diagnosi infausta di morte e quindi il processo riguarda l’accettazione della loro morte o può riguardare le persone che si trovano a subire la perdita di un proprio caro.
In letteratura diversi studiosi hanno elaborato dei modelli composti di varie fasi che sottostanno il processo di elaborazione del lutto; si parla di fasi e non di stadi proprio per sottolineare il ruolo fondamentale delle emozioni e della soggettività degli stati d’animo, vissuti diversamente da persona a persona; I tempi, i ritmi e l’ordine possono presentarsi in modo diverso, in alcuni casi non presentarsi, alternarsi o riproporsi nel tempo con differente intensità.
Elisabeth Kubler- Ross, uno dei primi e dei più noti esponenti degli studi sulla morte in ambito internazionale, ha elaborato un modello a cinque fasi per comprendere le dinamiche mentali frequenti nelle persone a cui è stata diagnosticata una malattia terminale;
1 Negazione o rifiuto: meccanismo di difesa che rigetta la realtà, il paziente fatica a credere alla diagnosi che gli viene fatta.————————————————–_______
2
Rabbia: questa fase di rabbia e paura, che può indirizzarsi in diverse direzioni (dottori, familiari …) rappresenta uno dei momenti più critici in cui il paziente può avere più bisogno di aiuto e in cui il paziente può chiudersi in sé stesso.
3
Contrattazione o patteggiamento: la persona cerca di riprendere il controllo della sua vita e valuta cosa è in grado di fare iniziando una sorta di negoziazione del tipo “se prendo le medicine poi potrò …”, “se guarisco, farò …”.
4
Depressione: la persona inizia a prendere consapevolezza di quanto gli sta succedendo e inizia ad avvertire un forte senso di sconfitta; può essere reattiva se le perdite sono già avvenute o preparatoria se si stanno per subire.
5
Accettazione: la persona che ha elaborato la sua situazione arriva all’accettazione della sua condizione e alterna momenti di profondo raccoglimento a momenti di comunicazione e raccomandazioni con i familiari o con chi gli è accanto.
John Bowlby prende in considerazione l’elaborazione del lutto dal punto di vista di chi ha perso una persona cara ed ipotizza quattro fasi del processo di elaborazione:
1
Disperazione acuta (shock): può essere caratterizzata da stordimento, protesta, rifiuto e da rabbia intensa;———————————————————————-
2
Desiderio e ricerca del caro estinto: caratterizzata da irrequietezza e preoccupazioni eccessive verso la persona che non c’è più;——————————————————–
3
Disorganizzazione e disperazione: la realtà della perdita comincia ad essere accettata e può insorgere apatia, chiusura in se stessi, indifferenza, insonnia, delusione e la sensazione che la vita abbia perso di significato;
4
Riorganizzazione: gli aspetti acuti del dolore iniziano a ridursi, inizia ad esserci un ritorno alla vita e la persona persa viene interiorizzata e ricordata con un senso di gioia ma anche di tristezza.
Il professor F. Rovetto fa un analisi più approfondita scorporando emozioni che venivano fatte rientrare nella medesima fase ed individuando altre emozioni, sentimenti che compaiono nel processo di elaborazione del lutto e che contraddistinguono altrettante fasi.
in questa fase è difficile rendersi conto di ciò che è successo. I riti che scandiscono i tempi e la vicinanza delle persone aiutano molto.
o Rifiuto, in questa fase non si riesce ad accettate l’accaduto; può essere un meccanismo di difesa, in cui si rigetta la realtà, utile per avere psicologicamente il tempo di riorganizzarsi.
in questa fase non si riescono a portare a termine dei compiti, è come se si girasse a vuoto; prevale lo stato d’ansia.
è correlata alla frustrazione della perdita. Può essere rivolta verso se stessi, verso gli altri ma anche verso Dio o il morto stesso. Prevale la rabbia che è un utile meccanismo di difesa che contrasta l’ansia e la depressione. In questa fase si ha la sensazione di vivere uno squilibrio interno.
è una fase piuttosto duratura e sono presenti sensazioni d’invidia nei confronti di persone che vivono la situazione desiderata.
sentimento provocato dalla tristezza che induce la propria situazione negli altri e che può essere provocato anche dall’aver avuto pensieri o comportamenti negativi nei confronti del “compianto”.
in questa fase si ricercano spiegazioni logiche accettabili per l’evento. La razionalizzazione è un meccanismo di difesa che permette di dare un senso all’avvenimento, serve a pensare che esiste un mondo ideale dove se non si fanno alcune cose non si verificano cose spiacevoli; è un tentativo di controllo sugli eventi.
spesso si provano dei sensi di colpa per delle cose non dette o non fatte o dei comportamenti che ora vengono considerati poco adeguati nei confronti della persona che è venuta a mancare.
Può essere la fase più lunga. Si sente un desolante senso di vuoto, si è come pervasi da un senso d’impotenza e può perdere di significato il proprio vivere ritirandosi affettivamente e socialmente. Bisogna porre attenzione particolare a frasi che vengono dette e che sottolineano un forte senso di solitudine e narcisismo rispetto il dolore (per. es “ non esiste nessun caso come il mio”).
in questa fase le persone sentono il bisogno di usare la propria esperienza, il proprio dolore per aiutare altre persone; capita che si iscrivano a qualche associazione specifica, per esempio chi ha perso una persona cara a causa di asbestosi può iscriversi ad associazioni per le vittime dell’amianto.
in questa fase c’è l’adattamento a una vita cambiata e il coinvolgimento in nuove relazioni o in lavori e progetti che riportino alla vita.
A volte i sensi di colpa e la rabbia trovano soluzione con il meccanismo difensivo di Idealizzazione, come per discolparsi di sentimenti negativi che ci sono stati verso la persona scomparsa. È importante non giudicare i sentimenti che affiorano come rispettabili o deprecabili, ogni emozione ha un suo ruolo e se si negano le emozioni più difficili e dolorose si rallenta il processo di elaborazione ed aumenta lo stress. Quando questi sentimenti legati ad una normale elaborazione del lutto non vengono compresi e curati per tempo, possono acutizzarsi, diventare croniche e trasformarsi in lutto patologico o in altri disturbi.
Con la psicoterapia ipnotica è possibile aiutare sia le persone che si stanno avvicinando alla morte, sia chi ha subito una perdita. Nel caso dell’accompagnamento alla morte si possono aiutare ad arrivare alla fase di accettazione, aiutandoli a rivivere momenti di benessere, difficili da trovare autonomamente nello stadio terminale in cui spesso il dolore prende il sopravvento su tutto ed aiutandoli a non sprecare gli ultimi, per questo più preziosi, momenti di vita. Nel caso dell’elaborazione del lutto di un proprio caro è possibile aiutare le persone a far emergere, comprendere ed accettare tutte le emozioni, soprattutto quelle negative, che fanno parte di questo processo e che spesso creano dei blocchi che non facilitano un evoluzione positiva dell’elaborazione. Durante le sedute con queste persone spesso sono emersi dei rimpianti per non aver fatto qualcosa che andava fatta quando la persona era ancora in vita o per non aver detto qualcosa che avrebbero voluto dirgli o ancora per non essere stati presenti al momento della separazione. In questi casi si è rivelata molto efficace la tecnica di creare in stato d’ipnosi “un surplus di realismo” durante il quale era possibile dire alla persona scomparsa cose che si recriminavano di non averle mai detto o rivivere un simbolico addio. Questo tipo di terapia si è rivelata molto utile poiché l’utilizzo della trance ipnotica facilita l’accettazione e il superamento delle diverse fasi e facilita lo svolgimento di quei processi psicologici legati all’elaborazione del lutto.
L’uso dell’ipnosi con chi ha subito una perdita ha significato sia una rielaborazione di quegli schemi mentali che portano a comportamenti disfunzionali sia un trarre beneficio da uno stato di rilassamento profondo che sarà in seguito per loro “ri- sperimentabile” autonomamente nei momenti in cui ne sentiranno il bisogno.
Durante la terapia, grazie all’instaurarsi di quel particolare rapporto di fiducia ed empatia è possibile fornire un supporto provvisorio alla persona in lutto fino a quando non matura un senso di fiducia sul futuro. La persona viene incoraggiata gradualmente ad assumere nuove responsabilità e a sviluppare un senso d’autonomia.